Un ricordo dell’incontro estivo dei giovani con papa Francesco “X MILLE STRADE … SIAMO QUI”

Lo scorso 11 agosto, all’ora del tramonto, al termine di numerosi pellegrinaggi alla volta di Roma, i giovani italiani sono giunti al Circo Massimo per incontrare papa Francesco, per pregare con lui, interpellarlo sulle tematiche che stanno loro più a cuore e ricevere le sue risposte. Tre domande sono state rivolte a Francesco in modo estremamente diretto, senza giri di parole o inutili formalismi, com’è tipico dei giovani; queste domande hanno inquadrato le più grandi preoccupazioni dei giovani stessi, i loro più intimi timori riguardo al futuro, al proprio ruolo nella società e alle proprie responsabilità nella costruzione di un domani che non mortifichi i loro i sogni ma permetta di realizzarli. Letizia, per prima, ha interpellato il papa riguardo all’importanza delle scelte di vita, come quella dello studio, ricordando quanto sia bello e rassicurante per un giovane avere qualcuno al suo fianco, un parente, un amico, un professore, che sappia ascoltare le confidenze e incoraggiare a realizzare i propri sogni, anche quando questi sembrano essere in conflitto con gli orientamenti e i modelli proposti dalla cultura contemporanea. Molto suggestiva e preoccupante allo stesso tempo è risultata l’immagine proposta da Lucamatteo, il quale ha confessato al pontefice di immaginare il proprio futuro come una diapositiva bianca, senza immagini, senza contorni, indefinita e spaventosa. Papa Francesco, nel fornire una risposta ugualmente schietta e sincera, come imponeva il tono delle domande, ha insistito sulla necessità di coltivare il coraggio: “I sogni ti svegliano, di portano in là, sono le stelle più luminose, quelle che indicano un cammino diverso per l’umanità. Ecco, voi avete nel cuore queste stelle brillanti che sono i vostri sogni: sono la vostra responsabilità e il vostro tesoro. Fate che siano anche il vostro futuro! E questo è il lavoro che voi dovete fare: trasformare i sogni di oggi nella realtà del futuro, e per questo ci vuole coraggio, come abbiamo sentito da tutti e due”.
È fondamentale che i giovani sappiano costruire sogni e progetti grandi, non quelli che anestetizzano la passione e spengono la partecipazione attiva, ma i sogni che sono capaci, una volta realizzati, di costruire il bene. Il papa, in proposito, è tornato su un’immagine più volte richiamata a partire dalla GMG di Cracovia del 2016: “E’ triste vedere i giovani sul divano, guardando come passa la vita davanti a loro. I giovani – l’ho detto altre volte – senza sogni, che vanno in pensione a 20, 22 anni: ma che cosa brutta, un giovane in pensione! Invece, il giovane che sogna cose grandi va avanti, non va in pensione presto. Capito? Così, i giovani”. I giovani che cercano il “divano”, le comodità, rinunciando a offrire al mondo il proprio positivo contributo, hanno perduto l’orientamento, hanno rinunciato ai sogni e al progetto di realizzarli. Richiamando alla memoria un aneddoto della sua vita, papa Francesco ha mostrato una delle principali caratteristiche dei sogni, il loro essere inclusivi: “Una volta, un sacerdote mi ha fatto una domanda: “Mi dica, qual è il contrario di ‘io’?”. E io, ingenuo, sono scivolato nel tranello e ho detto: “Il contrario di io è ‘tu'” – “No, Padre: questo è il seme della guerra. Il contrari di ‘io’ è ‘noi'”. Se io dico: il contrario sei tu, faccio la guerra; se io dico che il contrario dell’egoismo è ‘noi’, faccio la pace, faccio la comunità, porto avanti i sogni dell’amicizia, della pace. Pensate: i veri sogni sono i sogni del ‘noi’. I sogni grandi includono, coinvolgono, sono estroversi, condividono, generano nuova vita”. La domanda successiva può essere efficacemente riassunta nell’affermazione di Martina: “Abbiamo bisogno di punti di riferimento, appassionati e solidali”. I giovani necessitano di incontrare sul proprio cammino autentiche figure di riferimento che sappiano accogliere, accompagnare e consigliare. Risuonano più forti e attuali che mai le parole del beato papa Paolo VI rivolte al Pontificio Consiglio per i Laici nel 1974: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i lo fa perché sono dei testimoni”, hanno bisogno di incontrare altri la gioia, la speranza, la carità, contraddizioni che toccano anche maestri, o se ascolta i maestri e ancora “I nostri fratelli umani fratelli che irradino la serenità, malgrado le prove e le loro. Essere il testimone della potenza di Dio che opera nella sorprendente e sempre nuova fragilità umana, non vuol dire dei percorsi di libertà. Le nuove particolarmente sete di sincerità, alienare l’uomo, ma proporgli generazioni hanno di verità, di autenticità. Esse hanno orrore del fariseismo in tutte le sue forme”.
La terza domanda, per ammissione dello stesso Francesco, affonda il dito in una piaga; riprendendo il quesito precedente sull’importanza di ricevere testimonianze credibili, Dario sentenzia in modo netto che i fasti e gli scandali rendono la Chiesa poco credibile agli occhi dei giovani. Si tratta di un’affermazione sincera che presenta al papa tutto il disappunto provato dai giovani nei confronti di un’istituzione che spesso ha rinunciato alla propria missione, divenendo, appunto, poco credibile. Nel ricevere la domanda di Dario “Con quali occhi possiamo rileggere tutto questo?”, Francesco fa appello a tutti i cristiani, religiosi e laici, affinché la Chiesa sia sempre più proiettata verso l’esterno e non chiusa dentro le mura poiché “la Chiesa senza testimonianza è soltanto fumo”. È compito dei giovani coraggiosi che inseguono con determinazione i propri sogni, che costruiscono attivamente il futuro e accettano le proprie responsabilità essere il fuoco vivo che fa bruciare di carità la Chiesa, intesa come comunità dei credenti, evitando che ogni slancio, ogni testimonianza, si risolva nel fumo dell’incenso. È questo fuoco di carità, di amore vicendevole, che suscitava ammirazione nei confronti dei primi cristiani, i quali, pur coinvolti spesso da aspre dispute in materia di dottrina, sapevano vivere in modo più sincero e autentico il messaggio di fraternità che prorompe dal Vangelo.
Il messaggio finale del papa in questa veglia di preghiera, in attesa della celebrazione eucaristica del giorno successivo, ricorda l’importanza della vitalità dei giovani nella costruzione di una chiesa limpida e animata dall’amore: “Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Abbiamo bisogno! E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci, come Giovanni aspettò Pietro davanti al sepolcro vuoto. E un’altra cosa: camminando insieme, in questi giorni, avete sperimentato quanto costa fatica accogliere il fratello o la sorella che mi sta accanto, ma anche quanta gioia può darmi la sua presenza se la ricevo nella mia vita senza pregiudizi e chiusure. Camminare soli permette di essere svincolati da tutto, forse più veloci, ma camminare insieme ci fa diventare un popolo, il popolo di Dio”.

Leonardo Pasqualini

Translate »